12/04/2004



 

 

Roma Teatro Argentina 10 marzo / 7 aprile 2004

QUANDO SI E' QUALCUNO

di Luigi Pirandello

Con GIORGIO ALBERTAZZI

Regia MASSIMO CASTRI

"Quando si è qualcuno" di Luigi Pirandello ripropone, come le ultime opere del grande drammaturgo siciliano, i problemi della solitudine, dell’esilio e della vecchiaia. Testo pressoché inedito (è stato rappresentato soltanto una volta a Sanremo nel 1933, e all’Odeon di Buenos Aires sempre nello stesso anno) Quando si è qualcuno si basa sul sogno immaginifico di un ***Qualcuno (lo stesso Pirandello) che, in un momento di felicità e d’amore per la giovane russa Veroccia, pubblica, sotto uno pseudonimo, un libro di giovanile piglio creativo. La critica s’infiamma, spende parole d’elogio per l’autore sconosciuto, il pubblico è tutto per lui, quando si scopre la feroce burla: l’autore di quei versi fantastici, non è un nuovo scrittore, come si credeva e si era lasciato credere, ma il vecchio maestro di sempre. Involontariamente scoperto, Qualcuno fa autocritica, rinnega il nuovo stato creativo, lascia Veroccia e su pressione della moglie, dei figli e del vecchio editore, torna all’ordine. “Qualcuno a cui tutti i momenti, tutti, uno dopo l’altro, tanti – tanti quelli di tutta una vita erano serviti per diventare appunto Qualcuno – qualcuno che non può più vivere, non può più essere, se non per soffrire.” Il terzo atto si chiude con la mummificazione dell’autore stesso che, in una giornata nevosa, ottiene la consacrazione dell’ufficialità e diventa prematuro monumento di se stesso. Quando si è qualcuno, riverbera la vita stessa di Pirandello, in particolare l’amore contrastato e infelice tra Pirandello e Marta Abba, il suo stato di frustrazione e di sconforto al calare della vita. Il periodo dei ricordi è quello di Berlino dove Pirandello e la Abba si erano recati nella vana speranza di lavorare per il cinema, (allora Berlino era la capitale del cinema europeo) guadagnare tanti soldi e semmai, tornare in Italia, ricchi e famosi. Pirandello resterà fedele a questo suo sogno fino alla morte, accetterà il volontario esilio, mentre Marta, dopo soli cinque mesi di frustrazioni e di speranze infrante, tornerà in Italia e riprenderà la vita di sempre. Del resto il periodo berlinese era l’appendice del loro impossibile amore. Impossibilità dovuta dalla differenza d’età tra il drammaturgo e l’attrice: (lui cinquantottenne e lei venticinquenne), ma soprattutto, dal mistero dell’atroce notte di Como. Secondo il curatore dell’epistolario tra Pirandello e Marta Abba, pare che la giovane attrice nella notte di Como, si sia offerta in uno slancio d’amore al Maestro, e che questi per paura, per eccessivo scrupolo, non l’abbia accettata. Soltanto dopo il drammaturgo si pentirà di quella sua insana scelta e per tutta la vita inseguirà Marta con la speranza di averla e di avviare con lei una convivenza. Certo, (e lo si desume dal testo), quella mancata notte d’amore, troncò le speranze e i progetti di Pirandello e lo sprofondò in una profonda depressione tanto da indurlo a pensare più volte al suicidio. Spettacolo di chiusura e di coronamento di questo stagione pirandelliana, scritto di getto tra il settembre e l’ottobre del ’32, Quando si è qualcuno vede una ricca compagnia con attori affermati e emergenti tra cui Paola Bacci (la moglie), Paolo Calabresi (il figlio Tito), Giovanna di Rauso (la giovane amante Veroccia), Giuliano Esperti (il commissario di polizia), Pietro Faiella (il nipote d’America), Silvia Frasson (Diana), Miro Bandoni (il vecchio cameriere Cesare), Beppe Lo Console (Il critico letterario Screzi), Fernando Pannullo (S.E. Giaffredi), Bruna Rossi (la figlia Valentina), Renato Scarpa (L’editore Modoni), Anna Sesia (Natascia moglie di Pietro e sorella di Veroccia), Danilo Vitali (Sàrcoli) oltre numerose comparse e figuranti. Sopra tutti giganteggia l’interpretazione di Giorgio Albertazzi (***Qualcuno), preciso nei toni e misurato nei gesti, senza sbavature di repertorio, diretto coerentemente da Massimo Castri. Certo Quando si è qualcuno non è all’altezza dei capolavori pirandelliani. Specie il primo atto è verboso e spesso denuncia cadute di stile. La compagnia è discreta anche se non all’altezza di Albertazzi, il quale è di gran lunga il vero mattatore dello spettacolo. Accanto ad Albertazzi, conviene ricordare Giovanna Di Rauso ( la giovane Veroccia), per il suo ruolo difficile e per aver accettato di recitare, una scena importante, completamente nuda. La Di Rauso ha un corpo stupendo e lo sa porgere castamente, cosa non facile. Bene nella parte anche Paola Bacci (la moglie) e Pietro Faiella (nipote d’America). Il clima anni Trenta appesantisce un po’ lo spettacolo anche se ne giustifica alcune arcaicità. In linea le scene e i costumi di Maurizio Balò. Produzione Teatro di Roma e Teatro Biondo Stabile di Palermo.

PIERLUIGI ALBERTONI

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