"Quando si
è qualcuno" di Luigi
Pirandello ripropone, come le
ultime opere del grande drammaturgo siciliano,
i problemi della solitudine, dell’esilio e della
vecchiaia. Testo pressoché inedito (è
stato rappresentato soltanto una volta a Sanremo
nel 1933, e all’Odeon di Buenos Aires sempre nello
stesso anno) Quando
si è qualcuno si basa sul
sogno immaginifico di un ***Qualcuno
(lo
stesso Pirandello) che, in un momento di felicità
e d’amore per la giovane russa Veroccia,
pubblica, sotto uno pseudonimo, un libro di giovanile
piglio creativo. La critica s’infiamma, spende
parole d’elogio per l’autore sconosciuto, il pubblico
è tutto per lui, quando si scopre la feroce
burla: l’autore di quei versi fantastici, non
è un nuovo scrittore, come si credeva e
si era lasciato credere, ma il vecchio maestro
di sempre. Involontariamente scoperto, Qualcuno
fa autocritica, rinnega il nuovo stato creativo,
lascia Veroccia e su pressione della
moglie,
dei figli e del vecchio editore, torna all’ordine.
“Qualcuno a cui tutti i momenti, tutti, uno
dopo l’altro, tanti – tanti quelli di tutta una
vita erano serviti per diventare appunto Qualcuno
– qualcuno che non può più vivere,
non può più essere, se non per soffrire.”
Il terzo atto si chiude con la mummificazione
dell’autore stesso che, in una giornata nevosa,
ottiene la consacrazione dell’ufficialità
e diventa prematuro monumento di se stesso.
Quando si è qualcuno, riverbera la
vita stessa di Pirandello, in particolare l’amore
contrastato e infelice tra Pirandello
e Marta Abba,
il suo stato di frustrazione e di sconforto al
calare della vita. Il periodo dei ricordi è
quello di Berlino dove Pirandello e la Abba si
erano recati nella vana speranza di lavorare per
il cinema, (allora Berlino era la capitale del
cinema europeo) guadagnare tanti soldi e semmai,
tornare in Italia, ricchi e famosi. Pirandello
resterà fedele a questo suo sogno fino
alla morte, accetterà il volontario esilio,
mentre Marta, dopo soli cinque mesi di frustrazioni
e di speranze infrante, tornerà in Italia
e riprenderà la vita di sempre. Del resto
il periodo berlinese era l’appendice del loro
impossibile amore. Impossibilità dovuta
dalla differenza d’età tra il drammaturgo
e l’attrice: (lui cinquantottenne e lei venticinquenne),
ma soprattutto, dal mistero dell’atroce notte
di Como. Secondo il curatore dell’epistolario
tra Pirandello e Marta Abba, pare che la giovane
attrice nella notte di Como, si sia offerta in
uno slancio d’amore al Maestro, e che questi per
paura, per eccessivo scrupolo, non l’abbia accettata.
Soltanto dopo il drammaturgo si pentirà
di quella sua insana scelta e per tutta la vita
inseguirà Marta con la speranza di averla
e di avviare con lei una convivenza. Certo, (e
lo si desume dal testo), quella mancata notte
d’amore, troncò le speranze e i progetti
di Pirandello e lo sprofondò in una profonda
depressione tanto da indurlo a pensare più
volte al suicidio. Spettacolo di chiusura e di
coronamento di questo stagione pirandelliana,
scritto di getto tra il settembre e
l’ottobre
del ’32, Quando
si è qualcuno vede una
ricca compagnia con attori affermati e emergenti
tra cui Paola Bacci
(la moglie),
Paolo Calabresi (il figlio Tito),
Giovanna di Rauso
(la giovane amante Veroccia),
Giuliano Esperti (il commissario
di polizia), Pietro
Faiella (il nipote d’America),
Silvia Frasson
(Diana), Miro Bandoni
(il vecchio cameriere Cesare),
Beppe Lo Console
(Il critico letterario Screzi), Fernando
Pannullo (S.E. Giaffredi), Bruna
Rossi (la figlia Valentina), Renato
Scarpa (L’editore Modoni), Anna
Sesia (Natascia moglie di Pietro
e sorella di Veroccia), Danilo
Vitali (Sàrcoli) oltre
numerose comparse e figuranti. Sopra tutti giganteggia
l’interpretazione di Giorgio
Albertazzi (***Qualcuno),
preciso nei toni e misurato nei gesti, senza sbavature
di repertorio, diretto coerentemente da Massimo
Castri. Certo Quando
si è qualcuno non è
all’altezza dei capolavori pirandelliani. Specie
il primo atto è verboso e spesso denuncia
cadute di stile. La compagnia è discreta
anche se non all’altezza di Albertazzi, il quale
è di gran lunga il vero mattatore dello
spettacolo. Accanto ad Albertazzi, conviene ricordare
Giovanna Di Rauso ( la giovane Veroccia), per
il suo ruolo difficile e per aver accettato di
recitare, una scena importante, completamente
nuda. La Di Rauso ha un corpo stupendo e lo sa
porgere castamente, cosa non facile. Bene nella
parte anche Paola Bacci (la moglie) e Pietro Faiella
(nipote d’America). Il clima anni Trenta appesantisce
un po’ lo spettacolo anche se ne giustifica alcune
arcaicità. In linea le scene e i costumi
di Maurizio Balò.
Produzione
Teatro di Roma e Teatro
Biondo Stabile di Palermo.
PIERLUIGI ALBERTONI
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