18/06/2002



 


 
COMUNE DI ROMA

Assessorato alle politiche culturali
Sovraintendenza ai Beni Culturali

Museo d'Arte Contemporanea di Roma

Via Reggio Emilia 54 - Roma

George Segal

Woman on the Blue Bus Seat -1999-F.to di M.R.Sangiuolo G.Segal- Foto di M.R.Sangiuolo

The Artist's Studio
in collaborazione con
The George and Helen Segal Foundation

13 giugno - 1 settembre 2002

The Circus Acrobats - foto  1981-Foto di M.R Sangiuolo


Il Museo d'Arte Contemporanea di Roma in collaborazione con la "The George and Helen Segal Foundation" (www.segalfoundation.org) il 13 Giugno 2002 ha inaugurato la mostra retrospettiva su George Segal, grande protagonista della Pop Art americana. L'Amb.Americano  a Roma e il Sindaco W.Veltroni-F.to di M.R.SangiuoloErano presenti il Sindaco di Roma Walter Veltroni, l'Assessore alle Politiche Culturali Gianni Borgna, il Sovrintendente ai Beni Culturali Eugenio La Rocca, il Direttore del Museo d'Arte Contemporanea di Roma, Danilo Eccher, Helen Segal e Susan Kutliroff della The George and Helen Segal Foundation e il curatore della mostra Gianni Mercuri. Per la prima volta in Italia, in uno spazio pubblico, è stato presentato in modo articolato il lavoro di George Segal, documentato attraverso una selezione di quaranta opere provenienti dallo studio dell'artista (ora sede della The George and Helen Segal Foundation, South Brunswick, New Jersey): sculture di grandi dimensioni in gesso e in bronzo, "rilievi", "frammenti", olii e acquerelli dall'enorme impatto visivo ed emozionale che ben giustifica il successo ottenuto dal maestro nel panorama artistico mondiale degli anni Settanta ed Ottanta. La mostra è stata curata da Gianni Mercurio, con contributi critici in catalogo di Daniel Berger, Martin Friedman, Carroll Janis, Dino Pedriali, Pierre Restany e Adachiara Zevi. Opera di G.SegalIl catalogo illustrato e bilingue (italiano-inglese), edizioni De Luca, è la sola pubblicazione in lingua italiana su questo grande artista recentemente scomparso. Impresa titanica scrivere sull'Arte straziata e dolente del Nostro Segal senza seguire il fiume d'inchiostro dei tanti colleghi che mi hanno preceduto. Tra Segal e Roma v'è un rapporto di risonanze plastico-classicistiche, dirette o indirette, che curiosamente investono la maggior parte dell'arte contemporanea mondiale. Ed è stupefacente ritrovare tanto glorioso passato nella quotidianità dei soggetti segaliani. Non possiamo non rinviare all'influenza, ancora una volta semmai, del pensiero universalistico ed attualissimo di un magistrale C.G.Jung e dei "suoi" archetipi... Per tutto il '900, artisti contemporanei, hanno lavorato alle loro opere col segreto, temuto intento di riabbracciare la Roma ombelico del Mondo. Segal vuole rappresentare la condizione dell'uomo moderno in cui ciascuno di noi può senz'altro proiettarsi: stanchi dei ritmi urbani, indolenziti nelle nostre "fisicità", seguiamo a fatica il ritmo tecnologico-virtuale. The expulsion-1986-87Il segreto del successo della Pop-art sta proprio nell'aver voluto l'artista come un artigiano: alchimista ed umile apprendista si rivolge al suo pubblico non solo col gesto artistico, ma anche col proprio personalissimo stile di vita diventa un DIVO, una Celebrità! L'artista ha qui il privilegio della "controcorrente", può, relativisticamente, passare dalla pittura alla scultura e, comunque, a qualsiasi tipo d'espressione senza schemi precostituiti o strutturati. Può contaminarsi col mondo esterno e poi ritirarsi per lo sviluppo "fotografico" delle proprie esperienze. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, v'era un unico posto al mondo dove poter vivere, quasi resuscitare, il valore altissimo e "misterioso" delle libertà. Gli U.S.A. e New York, the Big Apple, particolarmente! Alla Galleria di Peggy Guggenheim si incontravano creativi americani ed europei del calibro di un Max Ernst, Duchamp, Pollock, Mondrian, Breton, John Cage, Kline e il de Kooning tanto per citarne solo alcuni. Per la prima volta, a 200 anni di distanza dall'Indipendanza dall'Impero Britannico, anche i legami artistici europeo-americani divengono maturi e quasi indipendenti. La sfida di Segal, all'interno di questo quadro di riferimento, sta nel non credere (come del resto chi scrive!), nella netta separazione tra fisicità e spiritualità. Il segreto del suo successo, in fondo, sta nell'aver operato una sintesi tra l'astrazione e la figurazione! Questa spinta alla sintesi lo pone in una sfera d'espressionismo figurativo distinto dall'ambito della maggioranza degli artisti cosiddetti "pop" tendenzialmente più commerciali e così influenzati dagli echi mass-mediologi. Nei suoi quadri alberga una certa anticipazione e focalizzazione dei temi fin qui esposti, ma di certo è nello strumento scultoreo che Segal meglio riesce ad esprimere quella sorta di "pietrificazione" dei suoi personaggi così umani e che tanto lo resero famoso ed unico. The Homeless-1989 Fto di M.R.SangiuoloEgli è l'unico artista pop che tratta temi sociali, storici e religiosi di un certo livello, dalla rivoluzione omosessuale all'Olocausto, preferendo la normalità "demitizzata", meglio "deidealizzata", come strumento espressivo a lui più vicino. I suoi modelli, infatti, erano generalmente parenti o amici che lui riusciva a persuadere a posare per lui. Oltre al tema della vita domestica, Segal s'innamorò della vita di strada e dei luoghi pubblici. E' stato grandissimo nel trasformare la normalità di certi personaggi di strada in immagini universali. Ripercorrendo la sua carriera, Segal aveva iniziato come pittore influenzato dall'espressionismo astratto. Lentamente e faticosamente se ne distaccherà, come già accennato. Scelse un tema biblico per i suoi primi dipinti tardi anni Cinquanta: la leggenda di Lot, il grande perdente dell'Antico Testamento. Avrebbe poi abbandonato la pittura per il tridimensionale usando addirittura calchi d'esseri umani vivi per dare forma alle sculture di gesso. Nel 1961 la prima scultura con la nuova tecnica: Man sitting at a table che provocò molta apprensione in quanto la tecnica non era stata ancora perfezionata. Uside Down Man-1960 F.to di M.R SangiuoloA lui, dunque, il merito di aver "dissociato" questo genere artistico: dalla pittura alla scultura! Chissà se mai il Nostro avrà preso in considerazione gli studi di un Archimede Pitagorico sul volume dei solidi? Troppo chiare le relazioni che fanno dipendere l'intera sua opera scultorea-figurativa dai rapporti sottili tra forma, volume, superficie, luce e colore. Al nostro lettore possiamo suggerire di andare a visitare questa mostra retrospettiva proprio per meglio approfondire questo quadro filosofico-estetico davvero complesso poiché scopriranno un Autore quasi "gattopardesco" suo malgrado: ha cambiato la tecnica ed i soggetti ma la ricerca approda inesorabilmente verso un'originale rivisitazione in chiave classica della sua immensa Arte. In quest'ultima, universalistica, Segal è riuscito, moderno Ercole, a ritagliarsi uno spazio altrimenti vuoto.
QUIRINO MARTELLINI

Note biografiche di George Segal

Nato nel 1924 a New York, dove è morto nel 2000, Segal si avvicina alla pittura negli anni Cinquanta subendo il fascino e l'influenza di quella tendenza che il critico inglese Lawrence Alloway definì "Pop Art", per designare l'arte figurativa ispirata dall'allora nascente società dei consumi e caratterizzata dall'uso di una iconografia fortemente derivata dall'immaginario popolare urbano e dai mezzi di comunicazione di massa. Di queste esperienze sono presenti in mostra quattro grandi olii su tela, realizzati tra il 1959 e il 1960, opere che preannunciano le sperimentazioni successive,volte a "riconciliare esperienze bidimensionali e tridimensionali oltre i limiti posti dalla pittura e dalla scultura". Le opere presenti in mostra ben testimoniano l'originalità della poetica di George Segal, caratterizzata dalla volontà di rappresentare i sentimenti interiori, la semplice umanità colta nel vivere quotidiano. Una poetica a metà strada tra un'interiorità con accenti espressionisti, che ha presente la lezione di grandi maestri come William de Kooning o Franz Kline, ma anche l'incontro del sentimento umano con il mondo esterno, in cui si può riconoscere la matrice pop. Le sue sculture rappresentano per lo più delle persone colte in momenti della loro vita in cui non accade nulla di significativo, mentre aspettano l'autobus, bevono un caffè o ascoltano la radio, momenti che rivelano una quotidianità che l'artista mette a nudo attraverso toni drammatici ed esistenzialisti.

All'interno del percorso espositivo due documentari: "Videointervista" , registrazione effettuata a Roma, nel 1999, da RAI SAT ART, in occasione della mostra alla galleria "2RC Edizioni d'Arte" e "George Segal: American Still Life" che racconta, attraverso le testimonianze di familiari, amici e critici d'arte, quali fossero le linee guida della ricerca artistica di Segal e in che modo i temi apparentemente banali che decise di eleggere a soggetto delle sue opere riassumano tutto il significato del suo "fare arte" nel contesto della cultura americana degli ultimi cinquant'anni.
Una sezione della mostra è dedicata a più di sessanta fotografie inedite (in bianco e nero) sul lavoro di George Segal, scattate dal fotografo Dino Pedriali nello studio dell'artista a South Brunswick nel New Jersey, nel 1976.
George Segal è uno dei più grandi artisti americani.
Sue opere sono conservate in tutti i più importanti musei d'arte sia negli Stati Uniti che in Europa e in Asia.

Negli Stati Uniti: Museum of Modern Art, Whitney Museum of American Art, Metropolitan Museum of Art, Solomon R. Guggenheim Museum of Art, Jewish Museum, Brooklyn Museum a New York, Art Institute of Chicago, Walker Art Center di Minneapolis, San Francisco Museum of Modern Art, Seattle Museum of Modern Art; National Gallery of Art a Washington D.C.
In Europa solo per citarne alcuni: Musees Royaux des Beaux-Arts di Brussels, Centre National d'Art Contemporain di Parigi, Neue Galerie der Stadt di Aachen, Staatsgalerie Moderner Kunst di Munaco, Stedelijk Museum di Amsterdam.

In Medio Oriente : al Museum of Modern Art di Teheran e all'Israel Museum di Gerusalemme.
In Asia è rappresentato in moltissimi musei giapponesi e coreani.
Molte sue sculture sono installate in luoghi pubblici sia negli Stati Uniti che in Oriente, come ad esempio Gay Liberation, 1980 (Sheridan Square, New York); The Holocaust, 1983 (Golden Gate Park, San Francisco)
La carriera di George Segal è ricca di mostre organizzate in tutto il mondo: la sua prima mostra personale si tiene nel 1956 presso la Hansa Gallery di New York e nel 1963 espone presso la Ileana Sonnabend Gallery a Parigi.
Nel 1971 viene organizzata una retrospettiva itinerante in molti musei tedeschi e olandesi, nel 1978 si tiene la sua prima retrospettiva negli Stati Uniti, nel 1982 la prima retrospettiva itinerante in Giappone, nel 1983 presso il Jewish Museum a New York e poi presso l'Israel Museum di Gerusalemme.
Nel 1984 viene organizzata la sua prima mostra personale in Italia, a Roma presso la "Galleria Il Ponte" , sempre in Italia, un'altra personale si svolge alla "2RC Edizioni d'Arte" nel 1999.
Nel 1985 epone al Jewish Museum di New York, nel 1989 al Modern Art Museum di Fort Worth (poi Orlando Art Museum, Portland Art Museum, Whitney Museum of American Art, Fairfield County di Stamford).
Nel 1998 presso l'Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington, al Jewish Museum di New York, al Miami Art Museum of Dade County.
Nel 2001 una grande mostra itinerante viene organizzata in Giappone e negli Stati Uniti.
Delle mostre collettive segnaliamo la partecipazione nel 1963 alla "VII Bienal de Sao Paulo", nel 1967 alla "IX Bienal de Sao Paulo", nel 1968 a "Dokumenta 4" di Kassel, nel 1977 a "Dokumenta VI" di Kassel, nel 1988 alla Biennale di Venezia.

NOTIZIE UTILI:
Orario: da martedì a domenica 9.00 - 19.00; festività 9-14; (lunedì chiuso)
Biglietto d'ingresso: intero Euro 5,16 / ridotto Euro 4,13 e 2,58.
Informazioni: Telefono: 06-67107900 / galleria.moderna@comune.roma.it
Sito Internet: www.comune.roma.it/galleriacomunale
Servizi al pubblico: bookshop, caffetteria, mediateca, postazioni multimediali, biblioteca del Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive

 

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