La
Galleria Borghese di
Roma e L'Istituto Nazionale di Ottica Applicata (I.N.O.A.)
hanno presentato i risultati di recenti ricerche effettuate
su due importanti dipinti della stessa Galleria: il
San Giovanni Battista del Bronzino e la Madonna con
Bambino e San Giovannino di controversa attribuzione
a Giulio Romano oppure al Raffaello. L'Evento è
coinciso col Centenario della Galleria Borghese (!902-2002)
ed ha avuto l'alto patrocinio del Ministero per i Beni
e le attività Culturali e della competente Soprintendenza
Speciale per il Polo Museale Romano rappresentata dall'eminente
Claudio Strinati.
Invitati a partecipare alla presentazione del simposio-ricerca
in veste di esperti scientifici, inoltre, Fabio
Pistella (presidente dell'I.N.O.A.), Kristina
Hermann Fiore (Direttore Storico dell'Arte
della Galleria Borghese), Cecilia
Frosinini che rappresentava il soprintendente
dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, Dott.sa
Cristina Acidini Luchinat
e Luca Pezzati (Responsabile
scientifico del Gruppo Beni Culturali dell' I.N.O.A).
Prima di parlare dei singoli interventi, diciamo subito
con estrema franchezza e senza enfatizzazioni di circostanza
che questa celebrazione esprime indubitabilmente il
raggiunto livello d'eccellenza della ricerca italiana
nel campo delle applicazioni tecnologiche non invasive
applicate ai Beni Culturali. Noi che ci occupiamo di
informazione "virtuale"
attraverso internet e che da qualche anno
sogniamo nuove frontiere, un p'ò come i mitici
pionieri del Far West, abbiamo intuito che prima o poi
la rivoluzione tecnologica avrebbe pervaso ogni spazio
dell'attività umana. Siamo, perciò, oltremodo
felici di sapere che a guidare tali processi vi siano
organismi ed istituzioni italiane. Ma come nasce questa
rivoluzione? Nel 1998 è stata attivata una convenzione
tra Opifico delle Pietre Dure,
i Laboratori di Restauro di
Firenze (O.P.D.) e l' I.N.O.A.
per l'istituzione di un laboratorio di metrologia ottica
applicata ai Beni Culturali all'interno della sede dell'OPD
della Fortezza da Basso. Ambiente in cui sono ubicati,
tra l'altro, i laboratori di restauro dei dipinti su
tavola e su tela, dei materiali cartacei e membranacei
che tra i primi sono quelli che si possono servire delle
applicazioni delle tecniche diagnostiche ottiche. La
nascita del Laboratorio di
Metrologia segue anni di ricerca e collaborazione
tra i due Istituti, durante i quali era sta messa a
fuoco l'importanza di una collaborazione continua e
strutturata per la messa a punto e la successiva verifica
di strumentazione diagnostica applicata ai Beni Culturali.
Si tratta della prima struttura di questo tipo che è
stata creata in Italia e che si caratterizza per essere
una collaborazione integrata e continuativa. Il vantaggio
della collaborazione sistematica e non episodica ha
reso possibile la creazione di una nuova strumentazione
e la implementazione di quella esistente attraverso
lo scambio continuo che si viene a creare tra scienza
ed esigenze di studio storico-artistico e necessità
conservative del patrimonio artistico. Lo strumento
più importante è stato lo
scanner ad infrarosso ad alta risoluzione
che è stato già impegnato in campagne
di indagine promosse a Londra alla National
Gallery, a Philadelphia al Museum
of Art,
a Washington al National Gallery
of Art ed in Italia a Napoli presso i Musei
e Gallerie Nazionali
di Capodimonte, agli Uffizi,
alla Galleria delle Marche
di Urbino. Apprezzabili le ricerche mirate
alla conoscenza di artisti come Piero
della Francesca,
Masaccio, Giotto
e Michelangelo.
L'importanza di tali campagne diagnostiche sistematiche
risiede, in particolare, nell'accesso interpretativo
dei dati realizzati con la stessa strumentazione su
diverse Opere e che permettono, attraverso la creazione
di standard metodologici d'indagine, l'esatta "comparabilità"
delle informazioni rilevate. In seguito alla collaborazione
tra O.P.D. e I.N.O.A., nell'ambito del Laboratorio di
Metrologia Ottica, è stato sviluppato poi uno
scanner ad IR (infrarossi)
dotato anche di testa-colore che permette l'acquisizione
simultanea del riflettogramma e dell'immagine a colori,
perfettamente sovrapponibili. Da soddisfare v'è
proprio lo sviluppo digitale delle combinazioni IR-colore
e, ad esempio, il cosiddetto
IR-falso-colore utilizzabile per una prima
diagostica dei pigmenti sempre su base non invasiva.
Particolare importanza, oggi più che mai, rivestono
le figure professionali altamente specialistiche, quali
il restauratore ed il critico d'arte, cui è rivolto
questo potente, innovativo strumento diagnostico. Esso,
infatti, permette la visualizzazione di particolari
nascosti dallo strato pittorico superficiale rivelando,
se presente, il disegno preparatorio oltre a svelare
l'esistenza di possibili stesure nascoste per volontà
dell'artista (i cosiddetti pentimenti) contribuendo
alla conoscenza dello stato di conservazione e delle
tecniche di realizzazione dell'opera d'arte come pure
al suo inquadramento storico. Attraverso l'uso del computer
e dei software di grafica più evoluti, inoltre,
è possibile sovrapporre, come accennato, la riflettografia
e l'immagine a colori del dipinto con straordinari risultati
dal punto di vista ottico-interpretativo.
Molto
apprezzato, parimenti, l'intervento della dottoressa
Kristina Herrmann Fiore,
Direttore Storico dell'Arte della Galleria Borghese,
che, con la sua nota storico-critica circa le indagini
riflettografiche a lastra unica, ne ha rimarcato il
grande potenziale interesse scientifico. Nel caso del
dipinto del Bronzino, il S. Giovanni Battista databile
al 1550, è emerso che lo stesso autore aveva
utilizzato una tavola sulla quale aveva in origine disegnato
un ritratto mediceo. Si vede chiaramente un giovane
che, dai tratti simili a quelli del San Giovanni, con
un colletto a pizzo è reso con la mano sinistra
vicino al bordo inferiore del quadro mentre regge tra
le dita dei fogli di un volume e con l'altra mano s'accinge
a scrivere tenendo una penna tra le dita. Attraverso
l'indagine riflettografica il corpus dei ritratti disegnati
dal Bronzino è ormai arricchito da un'altra opera.
Che il Bronzino abbia trasfigurato un ritratto cortese
in una figura di Santo sulla stessa tavola, mostra semmai
la intercambiabilità tra soggetti mondani e religiosi.
Non è da escludere che, nell'attuale figura del
Santo, sia implicito un riferimento ad un committente
di cui il pittore avrebbe immortalato i tratti fisiognomici.
Ciò pare suggerire il ritratto sottostante a
matita grassa. Per un confronto tra il San Giovanni
Battista della Galleria Borghese con gli altri ritratti
dipinti del Bronzino merita particolare attenzione quello
del bel giovane biondo Lodovico
Capponi che si trova nella Frick
Collection a New
York. Tale dipinto, datato tra il 1550 ed il 1555 circa,
mostra infatti tratti fisiognomici molto simili nella
proporzione della testa, nell'asse degli occhi leggermente
discendente verso l'esterno, nella forma fiorente ma
non troppo della bocca, nel naso e nelle sopracciglia.
Infine, anche la capigliatura bionda a riccioli vivaci
risulta comune nei due volti. Se questa lettura fosse
condivisa, si può identificare nel disegno sottostante
il S. Giovanni Battista della Galleria Borghese un ritratto
di Lodovico Capponi nello stesso periodo della Frick
Collection di New York. Egli avrebbe prestato le sembianze
anche per il S. Giovanni Battista nel deserto della
tavola della Galleria Borghese. L'altro quadro, invece,
è un dipinto attribuito a Giulio
Romano, ma recentemente riassegnato a Raffaello,
come già era nell'inventario del 1833. Esso costituisce
un'opera di straordinario interesse per la critica dell'attività
del tardo Raffaello e dei diretti eredi del suo studio.
In questo caso le indagini riflettografiche hanno confermato
un disegno lumeggiato sottostante da attribuire alla
mano di Raffaello. Ricorda, per il simile aspetto, un
disegno su carta di Raffaello del 1512 circa che si
trova ad Oxford,
nell' Ashmolean Museum.
Tale disegno "oxfordiano" è stato già
messo in relazione col dipinto della Galleria Borghese
dall'esimio Konrad Oberhuber
nel 1999, e questa intuizione viene confermata
pienamente dalla riflettografia ora eseguita. Le riflettografie
eseguite consentono inoltre di distinguere il tratto
del disegno della Madonna con Bambino di Raffaello da
quello più lento e rigido del San Giovannino
che appartiene ad una fase successiva della realizzazione
dell'opera. Da un'immagine di Raffaello che tratta soltanto
il tema dell'affetto tra la Madonna ed il Figlio, un
seguace del Sanzio ha viceversa sviluppato una "storia",
quella del gioco dei fanciulli cugini. Infatti il San
Giovannino, lo sfondo ed il cagnolino sono attribuiti
ad una mano diversa: un qualche allievo della stretta
cerchia di Raffaello, non necessariamente Giulio Romano.
Questi si distingue per un tratto di disegno più
brillante rispetto a quello emerso nella radiografia,
ma Giulio Romano sembra aver comunque influenzato il
forte chiaroscuro e l'ambientazione dello sfondo dell'immagine.
La datazione del dipinto ancora incompiuto in alcuni
tratti del San Giovannino, va collocato tra il 1520
(morte di Raffaello) e il 1527 (Sacco di Roma). In fondo,
concludendo questo articolo, possiamo davvero esser
lieti di coronare il sogno di tanti colleghi critici
d'arte e, prendendo a prestito le saggie parole di Cecilia
Frosinini proferite nel corso del suo intervento
( "...tentiamo di entrare nella mente creativa
dell'artista e dei suoi segreti" ), ci congediamo
sull'onda del positivo, inarrestabile progresso tecnologico.
QUIRINO MARTELLINI
Notizie utili: ISTITUTO
NAZIONALE DI OTTICA APPLICATA
presidente: Prof. Fabio Pistella
sede: Via E. Fermi, 6 ( 50125 - FIRENZE )
tel. 055-23081 fax 055-2337755
e-mail: fubiani@ino.it - luca@ino.it
sito internet: www.ino.it
A partire dalla fine degli anni
settanta l' I.N.O.A. ha sviluppato alcune metodologie
diagostiche avanzate imboccando una strada pionieristica
nella sperimentazione di tecniche ottiche per lo studio
e la conservazione del patrimonio artistico che col
tempo ha portato alla creazione di una rete di laboratori
diffusi sul territorio nazionale. Tale struttura, unica
a livello nazionale e internazionale, si avvale attualmente
di tre "Laboratori di Metrologia Ottica per la
Diagnostica dei Beni Culturali" dislocati a Firenze,
Milano e Venezia e, nell'immediato futuro, è
prevista l'apertura di un quarto laboratorio a Lecce.
In particolare il laboratorio ospitato presso i Laboratori
di Restauro dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze
costituisce il punto di riferimento e riveste il ruolo
di progetto pilota per lo sviluppo delle altre realtà
nel territorio a tutto vantaggio del lavoro di restauratori,
archeologi, architetti e storici dell'arte. Il cuore
dell'attività di ricerca resta il Laboratorio
Centrale di Arcetri-Firenze, presso la sede I.N.O.A.,
dove un Gruppo di ricercatori e tecnici si occupa specificatamente
dello sviluppo di metodologie e strumentazioni dedicate
ai Beni Culturali.