19/07/2002



 


 
ROMA - 15 Luglio 2002
Galleria Borghese


Madonna con il Bambino di incerta attribuzione (Raffaello - Giulio Romano ) Riflettografia  IR

TECNOLOGIA E ARTE VERSO
NUOVI ORIZZONTI CULTURALI

 

San Giovanni Battista del BronzinoLa Galleria Borghese di Roma e L'Istituto Nazionale di Ottica Applicata (I.N.O.A.) hanno presentato i risultati di recenti ricerche effettuate su due importanti dipinti della stessa Galleria: il San Giovanni Battista del Bronzino e la Madonna con Bambino e San Giovannino di controversa attribuzione a Giulio Romano oppure al Raffaello. L'Evento è coinciso col Centenario della Galleria Borghese (!902-2002) ed ha avuto l'alto patrocinio del Ministero per i Beni e le attività Culturali e della competente Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano rappresentata dall'eminente Claudio Strinati. Invitati a partecipare alla presentazione del simposio-ricerca in veste di esperti scientifici, inoltre, Fabio Pistella (presidente dell'I.N.O.A.), Kristina Hermann Fiore (Direttore Storico dell'Arte della Galleria Borghese), Cecilia Frosinini che rappresentava il soprintendente dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, Dott.sa Cristina Acidini Luchinat e Luca Pezzati (Responsabile scientifico del Gruppo Beni Culturali dell' I.N.O.A). Prima di parlare dei singoli interventi, diciamo subito con estrema franchezza e senza enfatizzazioni di circostanza che questa celebrazione esprime indubitabilmente il raggiunto livello d'eccellenza della ricerca italiana nel campo delle applicazioni tecnologiche non invasive applicate ai Beni Culturali. Noi che ci occupiamo di informazione "virtuale" attraverso internet e che da qualche anno sogniamo nuove frontiere, un p'ò come i mitici pionieri del Far West, abbiamo intuito che prima o poi la rivoluzione tecnologica avrebbe pervaso ogni spazio dell'attività umana. Siamo, perciò, oltremodo felici di sapere che a guidare tali processi vi siano organismi ed istituzioni italiane. Ma come nasce questa rivoluzione? Nel 1998 è stata attivata una convenzione tra Opifico delle Pietre Dure, i Laboratori di Restauro di Firenze (O.P.D.) e l' I.N.O.A. per l'istituzione di un laboratorio di metrologia ottica applicata ai Beni Culturali all'interno della sede dell'OPD della Fortezza da Basso. Ambiente in cui sono ubicati, tra l'altro, i laboratori di restauro dei dipinti su tavola e su tela, dei materiali cartacei e membranacei che tra i primi sono quelli che si possono servire delle applicazioni delle tecniche diagnostiche ottiche. La nascita del Laboratorio di Metrologia segue anni di ricerca e collaborazione tra i due Istituti, durante i quali era sta messa a fuoco l'importanza di una collaborazione continua e strutturata per la messa a punto e la successiva verifica di strumentazione diagnostica applicata ai Beni Culturali. Si tratta della prima struttura di questo tipo che è stata creata in Italia e che si caratterizza per essere una collaborazione integrata e continuativa. Il vantaggio della collaborazione sistematica e non episodica ha reso possibile la creazione di una nuova strumentazione e la implementazione di quella esistente attraverso lo scambio continuo che si viene a creare tra scienza ed esigenze di studio storico-artistico e necessità conservative del patrimonio artistico. Lo strumento più importante è stato lo scanner ad infrarosso ad alta risoluzione che è stato già impegnato in campagne di indagine promosse a Londra alla National Gallery, a Philadelphia al Museum of Art, a Washington al National Gallery of Art ed in Italia a Napoli presso i Musei e Gallerie Nazionali di Capodimonte, agli Uffizi, alla Galleria delle Marche di Urbino. Apprezzabili le ricerche mirate alla conoscenza di artisti come Piero della Francesca, Masaccio, Giotto e Michelangelo. L'importanza di tali campagne diagnostiche sistematiche risiede, in particolare, nell'accesso interpretativo dei dati realizzati con la stessa strumentazione su diverse Opere e che permettono, attraverso la creazione di standard metodologici d'indagine, l'esatta "comparabilità" delle informazioni rilevate. In seguito alla collaborazione tra O.P.D. e I.N.O.A., nell'ambito del Laboratorio di Metrologia Ottica, è stato sviluppato poi uno scanner ad IR (infrarossi) dotato anche di testa-colore che permette l'acquisizione simultanea del riflettogramma e dell'immagine a colori, perfettamente sovrapponibili. Da soddisfare v'è proprio lo sviluppo digitale delle combinazioni IR-colore e, ad esempio, il cosiddetto IR-falso-colore utilizzabile per una prima diagostica dei pigmenti sempre su base non invasiva. Particolare importanza, oggi più che mai, rivestono le figure professionali altamente specialistiche, quali il restauratore ed il critico d'arte, cui è rivolto questo potente, innovativo strumento diagnostico. Esso, infatti, permette la visualizzazione di particolari nascosti dallo strato pittorico superficiale rivelando, se presente, il disegno preparatorio oltre a svelare l'esistenza di possibili stesure nascoste per volontà dell'artista (i cosiddetti pentimenti) contribuendo alla conoscenza dello stato di conservazione e delle tecniche di realizzazione dell'opera d'arte come pure al suo inquadramento storico. Attraverso l'uso del computer e dei software di grafica più evoluti, inoltre, è possibile sovrapporre, come accennato, la riflettografia e l'immagine a colori del dipinto con straordinari risultati dal punto di vista ottico-interpretativo. Riflettografia ad infrarossi del San Giovanni  Battista del BronzinoMolto apprezzato, parimenti, l'intervento della dottoressa Kristina Herrmann Fiore, Direttore Storico dell'Arte della Galleria Borghese, che, con la sua nota storico-critica circa le indagini riflettografiche a lastra unica, ne ha rimarcato il grande potenziale interesse scientifico. Nel caso del dipinto del Bronzino, il S. Giovanni Battista databile al 1550, è emerso che lo stesso autore aveva utilizzato una tavola sulla quale aveva in origine disegnato un ritratto mediceo. Si vede chiaramente un giovane che, dai tratti simili a quelli del San Giovanni, con un colletto a pizzo è reso con la mano sinistra vicino al bordo inferiore del quadro mentre regge tra le dita dei fogli di un volume e con l'altra mano s'accinge a scrivere tenendo una penna tra le dita. Attraverso l'indagine riflettografica il corpus dei ritratti disegnati dal Bronzino è ormai arricchito da un'altra opera. Che il Bronzino abbia trasfigurato un ritratto cortese in una figura di Santo sulla stessa tavola, mostra semmai la intercambiabilità tra soggetti mondani e religiosi. Non è da escludere che, nell'attuale figura del Santo, sia implicito un riferimento ad un committente di cui il pittore avrebbe immortalato i tratti fisiognomici. Ciò pare suggerire il ritratto sottostante a matita grassa. Per un confronto tra il San Giovanni Battista della Galleria Borghese con gli altri ritratti dipinti del Bronzino merita particolare attenzione quello del bel giovane biondo Lodovico Capponi che si trova nella Frick Collection a New York. Tale dipinto, datato tra il 1550 ed il 1555 circa, mostra infatti tratti fisiognomici molto simili nella proporzione della testa, nell'asse degli occhi leggermente discendente verso l'esterno, nella forma fiorente ma non troppo della bocca, nel naso e nelle sopracciglia. Infine, anche la capigliatura bionda a riccioli vivaci risulta comune nei due volti. Se questa lettura fosse condivisa, si può identificare nel disegno sottostante il S. Giovanni Battista della Galleria Borghese un ritratto di Lodovico Capponi nello stesso periodo della Frick Collection di New York. Egli avrebbe prestato le sembianze anche per il S. Giovanni Battista nel deserto della tavola della Galleria Borghese. L'altro quadro, invece, è un dipinto attribuito a Giulio Romano, ma recentemente riassegnato a Raffaello, come già era nell'inventario del 1833. Esso costituisce un'opera di straordinario interesse per la critica dell'attività del tardo Raffaello e dei diretti eredi del suo studio. In questo caso le indagini riflettografiche hanno confermato un disegno lumeggiato sottostante da attribuire alla mano di Raffaello. Ricorda, per il simile aspetto, un disegno su carta di Raffaello del 1512 circa che si trova ad Oxford, nell' Ashmolean Museum. Tale disegno "oxfordiano" è stato già messo in relazione col dipinto della Galleria Borghese dall'esimio Konrad Oberhuber nel 1999, e questa intuizione viene confermata pienamente dalla riflettografia ora eseguita. Le riflettografie eseguite consentono inoltre di distinguere il tratto del disegno della Madonna con Bambino di Raffaello da quello più lento e rigido del San Giovannino che appartiene ad una fase successiva della realizzazione dell'opera. Da un'immagine di Raffaello che tratta soltanto il tema dell'affetto tra la Madonna ed il Figlio, un seguace del Sanzio ha viceversa sviluppato una "storia", quella del gioco dei fanciulli cugini. Infatti il San Giovannino, lo sfondo ed il cagnolino sono attribuiti ad una mano diversa: un qualche allievo della stretta cerchia di Raffaello, non necessariamente Giulio Romano. Questi si distingue per un tratto di disegno più brillante rispetto a quello emerso nella radiografia, ma Giulio Romano sembra aver comunque influenzato il forte chiaroscuro e l'ambientazione dello sfondo dell'immagine. La datazione del dipinto ancora incompiuto in alcuni tratti del San Giovannino, va collocato tra il 1520 (morte di Raffaello) e il 1527 (Sacco di Roma). In fondo, concludendo questo articolo, possiamo davvero esser lieti di coronare il sogno di tanti colleghi critici d'arte e, prendendo a prestito le saggie parole di Cecilia Frosinini proferite nel corso del suo intervento ( "...tentiamo di entrare nella mente creativa dell'artista e dei suoi segreti" ), ci congediamo sull'onda del positivo, inarrestabile progresso tecnologico.


QUIRINO MARTELLINI

Notizie utili: ISTITUTO NAZIONALE DI OTTICA APPLICATA
presidente: Prof. Fabio Pistella
sede: Via E. Fermi, 6 ( 50125 - FIRENZE )
tel. 055-23081 fax 055-2337755
e-mail: fubiani@ino.it - luca@ino.it
sito internet: www.ino.it

A partire dalla fine degli anni settanta l' I.N.O.A. ha sviluppato alcune metodologie diagostiche avanzate imboccando una strada pionieristica nella sperimentazione di tecniche ottiche per lo studio e la conservazione del patrimonio artistico che col tempo ha portato alla creazione di una rete di laboratori diffusi sul territorio nazionale. Tale struttura, unica a livello nazionale e internazionale, si avvale attualmente di tre "Laboratori di Metrologia Ottica per la Diagnostica dei Beni Culturali" dislocati a Firenze, Milano e Venezia e, nell'immediato futuro, è prevista l'apertura di un quarto laboratorio a Lecce. In particolare il laboratorio ospitato presso i Laboratori di Restauro dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze costituisce il punto di riferimento e riveste il ruolo di progetto pilota per lo sviluppo delle altre realtà nel territorio a tutto vantaggio del lavoro di restauratori, archeologi, architetti e storici dell'arte. Il cuore dell'attività di ricerca resta il Laboratorio Centrale di Arcetri-Firenze, presso la sede I.N.O.A., dove un Gruppo di ricercatori e tecnici si occupa specificatamente dello sviluppo di metodologie e strumentazioni dedicate ai Beni Culturali.

 

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