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VTSERVICE.IT
segnalato
da
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Roma
28 novembre 2002
- 2 marzo 2003
Grande
Mostra Antologica di
Palazzo
Venezia
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Promossa
dalla Soprintendenza Speciale per il Polo
Museale Romano, co-promossa da Banca IntesaBci,
Gioco del Lotto-Lottomatica,
hanno inaugurato già dal 28 novembre 2002 presso
la sede del Palazzo di Venezia a Roma, un'ampia retrospettiva
dedicata al grande scultore italiano Giacomo
Manzù, scomparso nel gennaio 1991. Nel
1966, presso gli stessi saloni, una memorabile retrospettiva
ricordava Marino Marini,
che con Manzù
d Arturo Marini rappresentava
le tre M della Rinascenza
della scultura italiana targata ventesimo secolo.
La mostra, posta sotto l'alto patronato del Presidente
della Repubblica e promossa da un Comitato
d'altissimo livello presieduto
dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,
Onorevole Gianni
Letta, è curata dal Soprintendente,
Claudio Strinati
e allestita da Livia Velani.
Per chi poco lo conosce, Manzù
fu un grande sperimentatore delle diverse tecniche antiche
come l'encausto, l'intarsio, il bassorilievo "stiacciato",
il
cesello, lo sbalzo, la fusione a cera perduta e la doratura
a mercurio, nonché delle più moderne espressioni
artistiche, come l'incisione nel cristallo, la creta,
lo stucco, l'intaglio in ebano, l'acquaforte unita all'acquatinta.
L'insieme delle opere esposte rappresenta uno dei nuclei
più interessanti della sua produzione comprendendo
una settantina di sculture ed altrettante pitture e grafiche
che, accanto
alla sua fama di scultore, lo celebrano pittore, disegnatore
e incisore eccelso. Questi capolavori provengono da importanti
collezioni private e dai più notevoli musei italiani
e stranieri, come il Museo Ludwig
di Colonia, il Guggenheim
Museum di New York, l'Accademia
Carrara di Bergamo ed il Museo
Brera di Milano.
Di Manzù è apprezzato specialmente, il messaggio
cristiano cui egli ha conferito alto valore artistico.
Si va dagli esordi con forme "primitive",
alle testine in cera e in bronzo di "sfumato"
medardiano, all'impegno sociale nelle famose formelle
delle Crocifissioni del 1939, in cui l'iconografia del
sacrificio di Cristo esprime la protesta contro la guerra
e diviene l'emblema contro ogni tipo di violenza. La sua
produzione religiosa è nota in tutto il mondo:
per i Cardinali e per l'esecuzione della porta nella Basilica
di San Pietro, che gli consentì di stringere un
rapporto profondo col
Papa Giovanni XXIII suo conterraneo bergamasco. La poetica
di Manzù, oltre all'aspetto morale e
cristiano, è ricca d'altri motivi ispirati alla
sua vita d'artista d'uomo. I sentimenti più intimi
sono espressi nei temi che si snodano nel tempo: "Pittore
con modella", gli "Amanti",
il "Passo di danza",
la "Donna distesa",
il gioco dei bambini legato all'amore per la natura. I
frutti della terra, esaltati nel tema della "Sedia"
che Gombrich
definì "il primo
esempio di natura morta in scultura…"
(1971), ritornano nell'opera "fiasella"
caravaggesca intitolata "Divertimento" (cestino
con frutta) degli anni Ottanta. Particolare cura è
rivolta nel ripercorrere tutto l'arco dell'attività
artistica di Manzù, al lento sbocciare della propria
poetica personale, dai suoi esordi nel 1929, fino a tutti
gli anni Quaranta, culminati col Gran
Premio per la Scultura nella Biennale di Venezia del 1948
in ex equo con Henry Moore.
Fino agli anni Ottanta quando, con un'ultima opera, "La
Pace", inaugurata nel 1989 nella sede
dell'ONU, a New York,
plasmò un bronzo dorato alto più di sette
metri raffigurante una madre con bambino. Mostra nella
mostra è la sala riservata alle opere di Manzù
acquisite dalla Provincia di Bergamo in onore del Maestro
nato in quel territorio.
QUIRINO MARTELLINI
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