Paul Klee
è forse l’artista
del XX Secolo che più d’ogni altro può
fregiarsi del titolo di maestro.
Ma’estro:
il più forte, colui che sa, poiché
Klee non soltanto è stato uno dei più
grandi pittori del ‘900, ma con il suo sapere
ha formato intere generazioni di artisti. Paul
Klee nasce il 18 dicembre 1879 a Munchenbuchsee
(Svizzera). Suo padre era un insegnante di musica
tedesco, e fu lui ad avviarlo allo studio del
violino.
Klee lo
imparò talmente bene che già nel
1902 fu ingaggiato come musicista da
camera al Berner
Stadtorchester e come pianista,
accompagnò Lily
Stumpf, la donna che nel 1906
sposò e dalla quale ebbe l’unico figlio
Felix.
Però
per Klee, l’arte che più lo coinvolse e
sentì sua, fu la pittura. Era un genio
nato per il disegno e il colore, anche se lui,
sullo spirito del tempo, avrebbe voluto un’unificazione
delle arti, così da potersi esprimere compiutamente:
in pittura, musica e poesia. F u quindi, proprio
il teatro, luogo d’incontro dove s’intrecciano
immagine, linguaggio, musica a divenire una delle
più importanti tematiche dei suoi quadri
e se non fece teatro in senso professionale vero
e proprio, lo enucleò nelle marionette
e negli sfondi scenografici dipinti (autentiche
opere d’arte) per far divertire suo figlio Felix.
“Gli anni dal 1911 al 1914 rappresentarono,
per così dire, l’ingresso di Paul Klee
nella storia dell’arte europea.” Risale,
infatti a quegli anni la sua conoscenza
con August Macke
a Vasilij Kandiskij
e il suo avvicinamento al gruppo artistico Cavaliere
Azzurro, fondato
a Monaco da Kandiskij e Franz Maec. Klee parteciperà
a quasi tutte le esposizioni del gruppo e lo farà
con una serie di disegni bellicosi che
nel
1913, sono legati, molto probabilmente, ai forti
conflitti provocati dalla comparsa degli artisti
d’avanguardia nei circoli artistici. Kandiskij
fu senz’altro
uno dei maestri ai quali guardò Klee e
dal quale prese gran parte della sua originale
visione, non fosse altro
l’astrazione
della forma e la distorsione del paesaggio, ma
fu dall’incontro con Delaunay,
che nacquero le intuizioni
coloristiche base del suo
insegnamento alla
Staatliches Bauhaus. Voluta
dall’architetto Walter
Gropius, la
scuola del Bauhaus, (oggi unanimemente riconosciuta
come l’esperienza più interessante di arte
e pedagogia dell’inizio del Secolo scorso), ha
in Klee, un incomparabile pedagogo e artista.
Con il suo magistero fu un grande elaboratore
di un’arte pittorica e grafica d’eccellente pregnanza
e raffinatezza. Gli anni del Bauhaus contribuiranno
a un ulteriore riconoscimento pubblico dell’artista
e la sua fama si estenderà fino negli Stati
Uniti divenuti, nel frattempo, il suo maggiore
mercato. Al Bauhaus
Klee insegnerà fino al
21 aprile del 1933 quando i nazisti chiusero la
scuola, perché ricettacolo e covo d’arte
degenerata, sospenderanno l’artista dall’insegnamento,
perquisiranno la sua casa e lo costringeranno
a rifugiarsi, con la moglie Lily, a Berna. Nella
capitale elvetica Klee abiterà, in un primo
tempo, nell’appartamento della madre (Svizzera
di nascita e dove da giovane aveva disegnato alcune
vedute della città) per poi trasferirsi,
in un appartamentino d’affitto, dove nel 1940
per sclerodermia e sclerosi progressiva, morrà.
In questa mostra del Vittoriano sono allineati
più di un centinaio di opere tra i diversi
periodi creativi dell’artista e seppure, mancano
capolavori come: Remebrance
of Garden; The
Golden Fish; il notissimo Head
of a Man; Insula
Dulcamara;
Themple Gardens
(del 1920 conservato al Metropolitan Museum di
N.Y.) eccetera, (ma si sa i prestiti sono concessi
dai Musei che li hanno con molta ritrosia), la
panoramica è abbastanza esaustiva. L’avvicinamento
del pubblico all’opera del maestro è proficuo
e risponde appieno a quel ruolo didattico che
ogni mostra dovrebbe avere come intento.
PIERLUIGI ALBERTONI