14/08/2008



 


 

Mostre a Roma - Palazzo di Venezia

Kokocinski
 
Agostino Tassi
Kokocinski-Liberi dalla schiavitù  delle parole
VTSvideoWEB
La potenza dello spirito
 
Un paesaggista tra immaginario e realtà

"Kokocinski “La potenza dello spirito” e "Agostino Tassi (1578–1644) un paesaggista tra Kokocinski-Guardo attraverso la lente di una piaga amore e psicheimmaginario e realtà" queste le mostre allestite nel Palazzo di Venezia ed inaugurate da Claudio Strinati Soprintendente Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma. La prima è stata visibile dal 19 giugno al 27 luglio, mentre quella di Agostino Tassi sarà invece possibile visitarla fino al 21 settembre.

Kokocinski nelle sue opere più recenti spinge in avanti la sua idea costante di un’arte ispirata dai tormenti e dalle estasi che percorrono le umane vicende alternandosi e sovrapponendosi in un andirivieni incessante. Sempre più chiaro è il conflitto che anima questi quadri e queste sculture. Urti violenti su scabre superfici si affiancano a voli eterei e sognanti dove il peso della forma sembra scomparire e l’ opera d’ arte sembra la catarsi di tutti i mali del mondo. Le sue opere si ispirano alla mitologia greca, quindi abbondano raffigurazioni di Ganimede, di Medea, di Prometeo, di Andromeda, di Venere e Amore, di Orfeo e Euridice, ma è ricomparso anche un altro personaggio di una mitologia diversa: Pulcinella. Alberto Sughi- Trittico Stabat Mater-Olio su telaL'impatto dell’arte di Kokocinski è effettivamente sconvolgente, e forte è in lui l’argomento del destino che l’ autore stesso sente come tragico e felice insieme. L'esperienza di Kokocinski è da accostare a quella di altri maestri attivi oggi in Italia e fuori d’ Italia che non hanno mai acconsentito a ritorni al passato e nemmeno hanno mai acconsentito a forme di epigonismo delle avanguardie del Novecento. Uno di questi maestri è Alberto Sughi e una sua opera cospicua, è stata presente a fianco di quelle di Kokocinski come un reciproco omaggio che due pittori, in forte sintonia tra loro ma stilisticamente assai diversi, hanno inteso fare in una occasione del genere.

Interessante e ricca di opere la mostra dedicata alla riscoperta di Agostino Tassi, paesaggista e quadraturista, noto ben più per le vicende biografiche, che per la produzione pittorica. La violenza compiuta su Artemisia Gentileschi, entrata nell'immaginario collettivo, è tutto quello che di lui il pubblico conosce. Come predetto già nel Seicento, i comportamenti del pittore, "mal huomo, mal cristiano e senza timor di Dio", ne oscurarono la fama, al punto che ben pochi dei dipinti su tela attribuitigli cinquant'anni fa gli viene oggi riconosciuto. Anche la monografia degli A.Tassi Arrivo di Cleopatra a Tarso(1636-1637)anni 70, sebbene fondamentale, chiarisce più che altro i 15 anni centrali della sua attività e non include quasi nessuno dei suoi dipinti tardi, che non erano noti all'epoca. Ma dal 1610, data in cui il Tassi ritornò a Roma dalla Toscana, fino almeno al 1635, egli fu una presenza fondamentale nell'ambiente artistico dell'epoca.

Abilissimo autore di architetture illusionistiche, per più di vent'anni affrescò i più importanti palazzi romani. Per tre pontificati, da Paolo V a Urbano VIII, ricevette commissioni su vastissima scala dalle famiglie papali; la morte, avvenuta nel febbraio del 1644, lo prevenne dall'approfittare del pontificato di Innocenzo X, che delle sue opere era "invaghito", e per cui aveva già lavorato nel palazzo Pamphilj a piazza Navona. Dipinse inoltre nel Quirinale, in Vaticano, nei palazzi Pallavicini, Odescalchi, Lancellotti, Costaguti e Taverna, collaborando con i più famosi artisti del suo tempo, Guercino, Domenichino e Lanfranco. Molti affreschi sono perduti; altri verranno in parte ricostruiti in mostra, offrendo unaA.Tassi: Festa di Calendimaggio in Campidoglio (1611) straordinaria opportunità di vedere opere in palazzi che non sono mai accessibili al pubblico.

Dai dipinti del Tassi in mostra si capirà il suo essenziale ruolo di mediatore tra la cultura nordica di paesaggio e quella italiana. Attento osservatore della realtà, che può riprodurre fedelmente, il pittore pone comunque l'uomo al centro della natura. Ama combinare dettagli estremamente realistici in visioni oniriche, trasportando edifici antichi e cinquecenteschi di Roma e dintorni sulle rive del mare. Il suo gusto teatrale, derivatogli dall'esperienza giovanile in Toscana, è spesso evidente anche in dipinti che dovrebbero essere oscuri drammi, come le tempeste di mare e gli incendi notturni di città. Influenzato da Paul Bril, fu il maestro di Claude Lorrain e interagì con il giovane Nicolas Poussin, nei primi anni del suo soggiorno romano. Originale inventore di soggetti e composizioni, sarà determinante per molti aspetti della pittura di paesaggio e di quadratura per tutto il Seicento e anche oltre. Sperimentando tutte le declinazioni del paesaggio, dalle architetture immaginarie, alle tempeste di mare, dalle vedute topografiche alle scene di vita portuale, fu veramente "ricco nelle invenzioni, vario e capriccioso ... di gusto raro et esquisito", come riconosciuto dal biografo seicentesco Giuseppe Passeri.

Ufficio Stampa Stampa della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma

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