15/05/2004



 


PROBLEMA IPERTENSIONE ARTERIOSA?

A ROMA UN CENTRO DI CONSULENZA PER VOI

Prof. Claudio Letizia

Intervista al Prof. Claudio Letizia

Responsabile del Day Hospital di Medicina Interna

del Dipartimento di Scienze Cliniche del Policlinico "Umberto I" di Roma

Professore associato di Medicina Interna ed endocrinologo, Claudio Letizia, Responsabile del Day Hospital di Medicina Interna del Dipartimento di Scienze Cliniche del Policlinico "Umberto I" di Roma, da anni fa parte di un’equipe medica, diretta dal Prof. Emilio D'Erasmo, che si occupa di diverse patologie, ma in particolare d’ipertensione arteriosa primitiva e secondaria e di malattie metaboliche dell'osso esplicando pertanto un’attività finalizzata alla diagnosi, alla cura e alla ricerca clinica.
Mi può puntualizzare l’aspetto della ricerca clinica del Centro?
La ricerca clinica si differenzia dalla ricerca di base poiché l’attività si svolge direttamente sul paziente. I pazienti che affluiscono a questo Centro sono affetti da ipertensione arteriosa. Parte di essi sono già a conoscenza del loro stato ipertensivo, altri invece vengono per la prima volta inviata da colleghi sparsi nel territorio sia romano sia laziale o da altre regioni, soprattutto da quelle del sud in quanto questo Centro ha delle caratteristiche ben precise per lo studio e la stratificazione del rischio cardiovascolare nell’iperteso e in più anche nelle forme secondarie dell’ipertensione arteriosa le quali, voglio sottolinearlo, non sono così rare come si pensa tant’è che colpiscono intorno al 10% della popolazione degli ipertesi, la quale si aggira intorno al 25%.
Mi è sembrato di capire che molte persone sono ipertese senza saperlo?
Diciamo che l’ipertensione rappresenta una parte di un quadro che è sindronico (non vi è solo il valore pressorio) e che nella stragrande maggioranza dei casi è asintomatico perciò il paziente spesso rileva valori pressori elevati senza avere una sintomatologia sottostante, ma nelle forme d’ipertensione secondaria di solito c’è qualche sintomo, qualche segno clinico che possa far pensare che lo stato ipertensivo è determinato da una causa secondaria.
Statisticamente prevale l’ipertensione “essenziale” o quella “secondaria”?
Nel 90% dei casi l’ipertensione è “essenziale” o ”primitiva”, nel 10% è invece determinata da causa più o meno nota. Nell’ambito delle ipertensioni “secondarie” esistono forme più frequenti ed altre meno frequenti.
Quali sono?
Una di quelle più frequenti è il cosiddetto iperaldosteronismo primitivo che è una patologia a carico delle ghiandole surrenali in cui si ha un’ipersecrezione di aldosterone, un ormone che già fisiologicamente regola la pressione arteriosa, ma che quando è in eccesso può determinare uno stato ipertensivo. Esistono poi delle forme di ipertensione “secondarie” di non natura endocrina tout court, come per esempio quella reno-vascolare la cui la causa è una patologia a carico delle arterie renali, quindi si formano dei processi di alterazioni anatomiche a carico del vaso, quali ad esempio stenosi che provocano una chiusura del vaso con la conseguenza che si ha un aumento della pressione perché il rene non viene iperfuso. La maggior parte dei casi di questi ipertesi reno-vascolari sono di natura aterosclerotica, ma esiste anche una forma più giovanile (colpisce il sesso femminile, di solito al di sotto dei venti anni), di natura fibro-displastica, e che provoca un’alterazione fibro-displastica a carico dell’arteria renale. Altre forme di ipertensione arteriosa di natura endocrina sono determinate da un eccesso di catecolamine determinate da tumori feocrotocimoni, oppure quelle provocate da un eccesso di glucocorticoidi che sono determinate o da una patologia primariamente del surrene oppure da un’alterazione dell’ipofisi
A questo punto cosa consiglia a quelle persone, giovani o anziane, che di punto in bianco di scoprire di avere la pressione alta? Cosa occorre fare prima di farsi prescrivere la classica pasticca?
Diciamo che i medici di base che rappresentano il primo filtro dovrebbero soffermarsi anche sulla valutazione delle cause secondarie dell’ipertensione arteriosa.
E lo fanno generalmente?
Si fa, però poi tendono a mandare i pazienti presso i centri specializzati come il nostro per ulteriori indagini fino ad arrivare ad una diagnosi perché l’ipertensione “secondaria”, soprattutto quella di tipo endocrino, una volta che é stata fatta una diagnosi accurata, è suscettibile di guarigione. I soggetti affetti da quella “essenziale” invece devono fare un’altra cosa molto importante: oltre alla cura della pressione, devono effettuare la stratificazione del danno d’organo per sapere in che stato si trovano gli organi che normalmente possono essere colpiti dalla pressione arteriosa (fondo dell’occhio, grossi vasi, il cuore, l’aorta, le arterie, il rene, il cervello)
Chi arriva nel vostro Centro è sottoposto a tutte queste indagini specialistiche?
Certamente! Una volta poi che è stato fatto anche un accertamento del danno d’organo, il paziente viene trattato con una terapia appropriata per quello che gli è stato riscontrato, tenendo in considerazione anche le alterazioni metaboliche che spesso si associano all’ipertensione, come ad esempio l’ipercolesterolomia e l’iperglicemia che devono essere corrette perché sono i maggiori.fattori di rischio cardiovascolare.
Ciò significa anche prevenzione d’ulteriori complicanze?
Sì. Nell’iperteso abbassare i valori pressori significa evitare i rischi cardiovascolari!
Quali sono i tempi di entrata nel vostro Centro e le disponibilità dei posti?
Abbiamo la possibilità di ricoverare 10 pazienti al giorno con attese molto ridotte, tra i quindici o trenta giorni.
La richiesta di ricovero da chi viene fatta?
Dal medico curante, dallo specialista, da altri ospedali, da altri enti.
In quanto tempo il paziente viene sottoposto alle indagini diagnostiche?
A secondo dei casi. Di solito nell’ambito di due accessi riusciamo a fare una diagnosi certa dello stato ipertensivo e anche a valutare il danno d’organo. Una volta terminato l’iter, al paziente viene rilasciata una relazione clinica che sarà portata al medico curante con cui interagiamo per sapere come va il trattamento farmacologico. Solitamente rivediamo il paziente dopo un anno dalla dimissione.
Quali novità nella cura farmacologica dell’ipertensione?
In questi ultimi anni abbiamo a disposizione un gran bagaglio di farmaci che non sono più eroici, ma quasi individualizzati con minori effetti collaterali. L’iperteso oggi può e deve essere ben trattato. Un’ultima considerazione: oggi nei paesi occidentali solamente il 25% dei pazienti sono ben trattati mentre il 75% ancora no.
Lo stress può essere una causa dell’ipertensione?
Sicuramente in alcuni soggetti può determinare un incremento dei valori pressori, ma non ne è il reale motivo.

MARIA ROSARIA SANGIUOLO

 

Politica-Cultura

© 2001- 2004 vtservice.it - tutti i diritti riservati.

Società-Arte