Esagerati!
E’ l’omaggio di
AltaRoma
alla moda maschile. Ha
aperto il 26 gennaio alle ore 19 al Museo
Andersen, la prima grande mostra
d’abiti dedicata all’uomo. Il suggestivo spazio,
a pochi passi da Piazza del Popolo, luogo incontaminato
e ricco di opere d’arte, si è trasformato
in una cornice doc per cinque maestri di stile
protagonisti dell’allestimento. Si tratta di
Luciano Barbera, maison Litrico,
Bruno Piattelli, Mariano
Rubinacci, Osvaldo
Testa, testimonial dell’alta sartorialità
e dell’eccellenza del made in Italy. Lo stile
neo rinascimentale del villino Helene, questo
il nome dell’edificio che ospitò la casa
e il laboratorio di Hendrik
Christian Andersen, è stato il
luogo ideale per un allestimento che ha voluto
suggestionare e stupire. Una location dedicata
al culto della bellezza maschile, della fisicità
prorompente e della perfezione estetica, con
opere e statue, alte fino a 5 metri, che sono
un inno al corpo di atleti, eroi e danzatori.
E potrete constatare tutto ciò visionando
l'allegato VTSvideoWEB.
Una luce blu, riflessa sul candore delle sculture
giganti, illuminava le due sale, una musica
soft ha creato l’atmosfera giusta, gli echi
di voci del passato si rincorrevano negli ampi
spazi museali, mentre una voce narrante recitava
i versi dell’Odissea, dell’Iliade, dell’Eneide,
ma anche poesie di Bacchilide e di autori contemporanei
come Pasolini e Garcia Lorca. In questa atmosfera
suggestiva e onirica sembrava quasi di vedere
Achille, Paride, Apollo, Narciso, eroi del passato
e icone della mitologia, aggirarsi tra le opere
d’arte, tra gli abiti superbi e mescolarsi tra
i visitatori della mostra.
Volete
entrare nel vivo di questo eccezionale evento
e vedere gli abiti degli stilisti ? Un
click sul nostro allegato VTSvideoWEB
che sarà visibile e scaricabile
per il periodo della presente pubblicazione
mensile
I
30 abiti, 6 per ogni stilista, sono stati posizionati
tra le statue dei due saloni. Alcuni su manichino,
altri indossati da modelli che si muovevano
negli ampi spazi. Ogni vestito era illuminato
da un fascio di luce bianca, che lo evidenziava
e lo rendeva
quasi
tangibile. Tra questi abiti-opere d’arte spiccavano
le lavorazioni lussuose e i tessuti pregiati
di Litrico,
maison capitanata da Luca
e Fabio, nipoti
di Angelo Litrico,
fondatore del marchio. Per questa occasione
sono state selezionate giacche dai dettagli
raffinati come i doppi revers in raso smoking,
creati con particolari di velluto, sete rasate
e cristalli Swarovsky. Quattro le creazioni
di Litrico che qanno affiancato due abiti della
fine degli anni ’70, provenienti direttamente
dal ricco archivio della maison. Si tratta di
un dinner jacket in sete blu elettrico confezionato
per il famoso cardiochirurgo Christian Barnard,
e una mantella realizzata con antichi e pregiati
tessuti giapponesi. Linee soft ed informali,
tessuti di lino e seta per Osvaldo
Testa. Il bianco e nero in chiave
moderna, i suoi colori di punta. Tra i capi
storici della maison come l’abito in cotone
ecru dalle spalle molto strette, dalla vita
segnata per esaltare il fascino del corpo maschile.
Forte dei 130 anni di storia del suo marchio,
Bruno
Piattelli ha presentetato una
piccola rassegna di modelli storici, che sono
stati dei capisaldi nella storia del costume.
“Abiti che esprimono quella sensibilità
e quella cultura che discendono dall’esperienza
– ha detto Piattelli – che puntano alla
perfezione, senza mai raggiungerla”. A questo
patrimonio della storia della moda, si aggiungono
due modelli della nuova collezione che guardano
al futuro tra avanguardia e tradizione”.
Viaggio nell’eleganza maschile anche per Luciano
Barbera, maestro di stile biellese,
che ha firmato giacche di alta sartoria, veri
e propri oggetti unici. Ogni capo ha previsto,
infatti, quasi 23 ore di lavorazione, di cura
e è stato seguito
in
tutte le fasi della realizzazione, da quando
riposa nella ‘camera umida’ sotto il letto del
torrente Strona fino al taglio a alla finitura.
I 6 capi che ha presentato al Museo Andersen
hanno caratteristiche comuni, silhouette pulite,
linee anatomiche e moderne, tessuti ultrafini
in reserved wool. Minuzia di dettagli e di particolari
che vanno dal giro manica di fodera, al travettino
portafiori sotto al revers fino alle asole ricamate,
tutto realizzato rigorosamente a mano. Il segreto
di questo tipo di realizzazione? Ago, ditale,
forbici, lavorazione a velo e il know how del
migliore made in Italy. Una procedura del tutto
normale per un ideologo del ‘vestire bene’,
la cui filosofia di
vita
e di lavoro si riassume in questa sua frase:
“Costruire un bel abito è come produrre
un buon vino. Si parte dalla materia prima per
sublimarla”. Di minuzie e cura maniacale
per i particolari è fatta anche la storia
di Mariano Rubinacci, stilista di origine napoletana,
che sta collezionando abiti dal ‘700 fino ai
nostri giorni, tra i quali spiccano abiti appartenuti
a grandi famiglie aristocratiche. Il suo sogno?
Aprire un museo della moda a Napoli. Nell’allestimento
romano ha portato capi della sua collezione
storica e abiti di nuova produzione. “Con
questa mostra sembra chiudersi un cerchio per
Alta Roma – ha detto il presidente Stefano
Dominella – Non solo alta moda femminile,
ma uno spaccato sul made in Italy maschile,
una delle nostre eccellenze nel mondo. Esaltazione
dell’artigianalità, dell’esclusività
dei capi. Segno straordinario di distinzione
e di appartenenza. Ad un popolo, ad un paese
– ha aggiunto- conosciuto in tutto il mondo
per la sua laboriosità e creatività”.
Foto
videoweb VTSERVICE.IT