22/10/2008



 

 

 

Ad Helsinki in mostra

quarant'anni di moda italiana

Il Museo Sinebrychoff della capitale finlandese ospita, dal 24 settembre fino al 28 dicembre, sessanta abiti di più celebri stilisti italiani che hanno segnato la storia della moda dal 1950 al 1990. È un omaggio al genio creativo italiano che ha esportato l’eleganza in tutto il mondo, trasformando un settore artigianale in una delle maggiori industrie dell’Alta moda. Un binomio arte - alto artigianato delle storiche sartorie romane e milanesi che hanno siglato la nascita di una delle più importanti realtà del settore del lusso esclusivamente made in Italy.

Abiti-architetture di Roberto Cappucci concepiti come delle vere e proprie opere d’arteModa-Cappucci, e la sensualità discreta delle leggere stoffe ricamate e impreziosite da perle e strass delle Sorelle Fontana; mise ricercate dalle star di Hollywood e riservate alle principesse e alle mogli dei politici. Una strategia di mercato che si sviluppa allo scadere della Seconda Guerra Mondiale, e riprende la produzione di abiti con materiali poveri e piccole sfilate. Le notti italiane della moda, quelle immortalate dalla pellicola di Federico Fellini, che fanno spazio alle dive americane come Anita Ekberg. Gli anni Cinquanta rappresentano il decennio in cui il comparto moda in Italia si organizza per competere nel mercato internazionale, avviando una collaborazione tra stilisti, atelier e commercianti. Nel 1952 le sfilate si trasfericono a Palazzo Pitti fino al 1982. Al contempo nasce il centro di Firenze per la Moda Italiana (Cfmi) che diventerà operativo solo nel 1962 come Camera Nazionale della Moda Italiana.

Il percorso presenta i primi abiti da sogno, a cominciare dalla produzione della stilista milanese immagine degli anni Trenta, Biki, che nasce come linea di biancheria intima. Irrompe nella moda proponendo modelli francesi con la casa di ”Domina” a Milano. Definita da Michele Rak ”pioniera del made in Italy”, Biki determina le caratteristiche della creatività italiana puntando ad abiti sfarzosi ed elaborati. S’ispira alle mode passate; rievoca lo stile impero e il Rinascimento, impiegando tessuti preziosi e luminosi come il broccato, velluti e rasi pesanti. Negli anni cinquanta Biki cura l’abbigliamento di Maria Callas, che li indossa nel dorato ambiente che gira intorno al Teatro alla Scala. Riesce a rinnovarsi e negli anni Sessanta lancia il tweed Moda-Versacee i tessuti rustici per gli abiti da sera. A Milano proseguono la loro attività le case di Gigliola Curiel e Veneziani, mentre a Roma le sorelle Fontana, Zoe, Micol e Giovanna, prime rappresentanti della moda italiana all’estero, hanno non solo una clientela selettiva strettamente riservata all’aristocrazia italiana e internazionale, ma anche e sopratutto alcune delle più belle donne del mondo: Jacqueline Kennedy, Audrey Hepburn, Elizabeth Taylor, la Ekberg, l’imperatrice Soraya e Grace Kelly. Le sorelle Fontana iniziano una fiorente collaborazione tra stilisti e il mondo del cinema realizzando i vestiti per alcuni film (per Ava Gardner ne ”La contessa scalza” del 1954, a "L'ultima spiaggia” del 1959) e inspireranno il costumista de ”La dolce vita” che copierà un loro modello per l’abito che Anita Ekberg indossa quando si bagna nella Fontana di Trevi.

Sempre a Roma l’atelier di Fernanda Gattinoni veste personalità del mondo dello spettacolo e dell’alta società capitolina, una delle vetrine più ambite dalle sartorie: da Ingrid Bergman, Bette Davis, Kim Novak fino a Evita Peron, ma anche molte dive italiane: Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Silvana Pampanini e Lucia Bosé. L’estro discreto e singolare di Gattinoni culmina nell’abito che Audrey Hepburn indossa nel film “Guerra e pace” del 1956: delicati strass illuminano il corpetto di un abito lungo stile impero, la cui semplicità delle forme aggiunge solo un ulteriore valore al gusto italiano. All’epoca si afferma un altro marchio, quello del napoletano Emilio Pucci, che debutta con una linea sportiva prêt-à-porter in bianco e nero. Un firma che segna gli anni Cinquanta con una collezione di maglieria, camicie e foulard in cui impiega fibre sintetiche con colori innovativi e audaci. Pucci sperimenta i materiali e utilizza un nuovo jersey in organzino di seta e brevetterà un tessuto elastico "elioform". Realizza il suo ingresso sulle passerelle dell'alta nel 1962 e, a partire dal 1968, lancia una linea maschile con Ermenegildo Zegna.
Le Notti Italiane

Il passaggio agli anni Sessanta è segnato da una trasformazione radicale della società e dei costumi. Aumentano le richieste dall’estero e la moda si diffonde attraverso i canali mediatici, dalla televisione alle riviste, e necessita sempre più il supporto di campagne fotografiche. A partire dalle 1967 le sfilate dell'alta moda si traferiscono a Roma, mentre le collezioni boutique rimangono a Firenze. Emergono alcuni giovani stilisti che affermeranno in tutto il mondo lo stile italiano: Valentino, Galitzine e Mila Schön. Sempre negli anni Sessanta a Milano gli Associati di Assomoda fondano Milanovendemoda e rinforzano il settore per meglio affrontare le esigenze e la competitività del mercato. Il connubio tra la creatività degli atelier e il mondo dello spettacolo e del cinema s’intensifica. Molti stilisti realizzano costumi per grandi registi e alcuni artisti si avventurano nella campo della sperimentazione di modelli di abbigliamento, tra i quali Lucio Fontana e Getulio Alviani. Gli anni Sessanta si aprono all’insegna del "Pigiama palazzo" di Irene Galitzine che inaugura così una collezione di prêt-à-porter e lancia i primi costumi in lycra. Modelli simmetrici che giocano con l’universo artistico e formale dell’arte optical del tempo.

Mila Schon apre un atelier a Milano e presenta la sua prima collezione sulle passerelle fiorentine nel 1965. Una linea che si caratterizza per la purezza grafica e l’essenzialità del taglio e nell’attenzione rivolta alla ricerca e alla progettazione. In mostra un abito da sera Mila Schön del 1990 che ostenta una graziosa ricaduta di perline bianche e nere, come sempre rigorosamente distribuite con un'attenzione geometrica e tesa al rigore formale. Poco dopo, nel 1995 Mila Schön abbandona le passerelle dell’alta moda, per dedicarsi esclusivamente al prêt-à-porter.

Come lui ce ne sono pochi. Una sigla, un colore, che fino a oggi connotano l’eleganza e la femminilità. Emerge negli anni Sessanta e diventa in poco più di un decennio il simbolo per eccellenza della Italian Fashion sulle passerelle di tutto il mondo. Valentino apre una boutique nel 1957 in via Le Notti ItalianeCondotti a Roma, e presenta la sua prima collezione a Firenze nel 1962. Cinque anni dopo si aggiudica uno dei più prestigosiegon riconoscimenti della moda, il Neiman Marcus Award. Annovera tra le sue clienti le più belle e influenti donne del mondo da Sophia Loren a Nancy Regan, Elizabeth Taylor e Jacqueline Kennedy. Nel 1968 compare il marchio ”V” riportato in metallo sui tessuti e accessori, inaugurando così quello che oggi rappresenta un vero e proprio culto del brand. In esposizione un abito lungo da sera color rosso nel quale si delinea l'accostamento e il gioco tra il rigore delle forme del modello e la ricerca sulla morbidezza del tessuto e dei plissé propria allo stilista.

Nel 1972 a Firenze prende il via il primo evento di Pitti Uomo, mentre gli atelier milanesi contribuiscono nel 1978 alla nascita della rassegna Modit di prêt-à-porter italiano, che con la creazione del Centro Sfilate di Milano Collezioni sanciscono il definitivo avvento di una Milano capitale della moda. Per fronteggiare la competitività mondiale, numerosi stilisti diversificano la propria produzione e si lanciano alla conquista del mercato del prêt-à-porter. La moda spontanea degli anni Settanta esige che l’industria del settore dell’abbigliamento s’ispiri ai giovani e vada incontro alle loro necessità e possibilità economiche.

Elio Fiorucci capisce prima di tutti la nuova generazione e s’ispira alla modadi strada. Verso la fine degli anni Settanta, il mercato e il nuovo stile di vita impongono un tipo di abbigliamento più comodo, leggero, pratico e multietnico. L’epoca del casual segna le passerelle e si sviluppa di pari passo con l’alta moda che continua nondimeno a dettare le leggi delle tendenze e della ricerca progettuale dei tessuti.

Nell’arco di un decennio, le sfilate si spettacolarizzano fino a diventare dei veri e propri eventi artistici e mediatici all'inizio degli anni Novanta, con l’avvento dell’era delle super top model. La nuova parola d’ordine consiste nel sorprendere, stupire. Le maison italiane conquistano i mercati esteri, aprono boutique negli Stati Uniti, in Giappone e nelle principali capitali europee, come Parigi e Londra. La produzione e la ricerca tecnologica e di nuovi materiali connotano uno dei nostri settori industriali d’eccellenza. Gli stilisti si devono adeguare e diversificare la ricerca: alle creazioni uniche associano una produzione più commerciale, multibrand e d’esportazione. Nel 1988 il Centro moda di Firenze diventa Pitti Immagine, mentre a Milano la collaborazione fra commercianti e industriali culmina nel 1990 in un unico evento Momi Moda Milano (che unisce Modit e Milanovendemoda). Nel 1998 a Roma nasce l’Agenzia per la moda spa (Camera di commercio e Comune di Roma) che nel 2002 diventa Alta Roma.

Tra gli anni Ottanta e Novanta sfilano Egon von Fürstenberg, Gianfranco Ferré, Raffaella Curiel, Chiara Boni, Franco Moschino, Giorgio Armani e Gianni Versace. A Helsinki sono presentati una serie di abiti da sera realizzati negli anni Novanta grazie ai quali possiamo confrontare le varie maison. Un percorso di moda, di stile, che racconta anche della capacità italiana di innovare utilizzando tutta la ricchezza delle sue tradizioni.

GIANFRANCO NITTI

 

Politica-Cultura

© 2001- 2008 vtservice.it - tutti i diritti riservati.

Società-Arte