31/12/2002



 


ROMA 21 Dicembre 2002

AUDITORIUM

INAUGURAZIONE DELLA SALA DA 2700 POSTI

 

E' stata inaugurata il 21 Dicembre a Roma la sala da 2700 posti, denominata sala Santa Cecilia, del nuovo Auditorium della musica di Roma al quartiere Flaminio. La sala segue dopo otto mesi l'inaugurazione della sala Sinopoli (1200 posti) e della sala piccola (700 posti). In occasione dell'evento e' stato tenuto un concerto inaugurale alla presenza del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, del Sindaco di Roma On. Walter Veltroni, e di altre personalita' del mondo della politica e della cultura. L'Orchestra ed il Coro dell'Accademia di santa Cecilia, guidate dal direttore Myung_Whun Chung, hanno eseguito sinfonie di Beethoven, pianista Maurizio Pollini, di Stravinskij, di Fabio Vacchi, Albero Colla e Fabio Nieder. La sala 2700 e' l'ultima e la piu' grande delle tre sale che compongono il complesso multifunzionale realizzato dall'architetto genovese Renzo Piano; con essa la lunga vicenda costruttiva dell'Auditorium di Roma, dopo un lungo e travagliato iter di cantiere durato otto anni, puo' ritenersi conclusa salvo alcune opere di sistemazione esterna ancora da completarsi. La grande opera pubblica, gia' parzialmente operativa, viene ufficialmente consegnata nella sua interezza alla citta' di Roma che si arricchisce cosi' di una struttura di sicuro livello mondiale per qualita' costruttiva e per le tecnologie impiegate, frutto dell'impegno progettuale dello studio di Renzo Piano. L'Auditorium, che ha vari nomi, tra cui quello di Citta' della Musica e di Parco della Musica - ideati per sottolineare il rapporto con la citta'- e che l'amministrazione comunale capitolina guidata da Francesco Rutelli prima e Walter Veltroni poi, ha fortemente voluto, viene a colmare una mancanza che la citta' Roma lamentava da decenni, quella di una sala per la musica sinfonica di cui la capitale era sprovvista da 64 anni, cioe' da quando le ristrutturazioni in epoca mussoliniana dell'Augusteo di piazza Augusto Imperatore privarono l'Accademia di Santa Cecilia della sala da concerto ivi presente.

Il nuovo complesso, per chi ancora non ne fosse a conoscenza, cosa improbabile visto il grande interesse suscitato presso i media e l'afflusso di visitatori che quotidianamente vi si riversa, e' costituito dalle tre sale per concerti "disegnate dalla musica stessa in forma di liuto" - come ama dire Renzo Piano - e relative pertinenze disposte intorno ad una grande cavea all'aperto, che viene a costituire uno spazio pubblico polifunzionale adatto a manifestazioni di vario genere (la manifestazione Musica e Moda dello scorso Luglio ne e' stato un esempio). L'importante opera sorge su di un'area collocata tra il quartiere Flaminio in direzione del Tevere, la collina dei Parioli, quella di villa Glori, ed il villaggio olimpico costruito per i giochi del 1960. Sono presenti inoltre nelle immediate vicinanze due opere di notevole rilevanza urbanistica, quali lo stadio Flaminio ed il Palazzetto dello Sport, separate dalla rumorosa presenza del viadotto di Corso Francia. Le caratteristiche della zona, quali l'esistenza del verde di villa Glori, la bassa densita' abitativa del villaggio olimpico, la vocazione ludico-sportiva che l'area ha sempre avuto, unitamente alle indicazioni derivanti dalle destinazioni urbanistiche prevista dal piano regolatore, sono state ben interpretate e recepite dal progetto di Renzo Piano, che ha previsto la realizzazione di un parco di circa 30.000 metri quadrati - da cui il nome di Parco della Musica - intorno al complesso dell'Auditorium, con l'intenzione di costituire un tessuto-polmone verde di riconnessione dei quartieri limitrofi, rinvigorito dalla messa a dimora di circa 400 nuove piante di alto fusto nelle aree rimaste libere dalle costruzioni e destinate, sia prima che dopo l'opera, ai parcheggi ed alla viabilita' di scorrimento.

Descrivendo le caratteristiche specifiche delle tre sale principali Piano ha spiegato durante la conferenza con Berio che la sala piccola e' quella piu' flessibile perche' in poche ore la sua conformazione puo' essere cambiata togliendo ad esempio tutte le poltrone, oppure cambiandone l'acustica intervenendo sul grigliato tecnico del soffitto per spostare riflettori, pannelli acustici e quant'altro serva per allestire spettacoli di varia natura. Questi ultimi possono essere nel caso di questa sala spettacoli di teatro, opere liriche, concerti di musica da camera o barocca, opere teatrali e di musica sinfonica. La sala da 1200 posti, di forma rettangolare come la precedente, puo' accogliere sia una grande orchestra ed un coro, sia un concerto di musica contemporanea, sia un musical od un balletto. Infine la sala piu' grande, quella appena inaugurata, e' riservata ai concerti sinfonici per grandi orchestre. La sua acustica e' stata studiata per garantire un suono perfetto a tutti gli spettatori. La scena centrale, ospitante l'orchestra e la cui configurazione è modulabile, e' inserita tra i diversi settori della platea e dei palchi per gli spettatori, disposti secondo una disposizione detta "a vigneto", perché richiama la conformazione dei terrazzamenti delle coltivazioni a vitigni. Visitando la sala e vedendola durante il suo "collaudo" abbiamo potuto notare alcune caratteristiche che ne fanno a nostro avviso - e non solo - una delle piu' belle e piu' accoglienti sale da concerto del mondo, e cioé il calore dei materiali, la ricchezza delle prospettive, l'accuratezza dei particolari e degli apparati tecnici, il confort delle sedute, disegnate anch'esse dallo studio Piano. L'impatto visivo ed il colpo d'occhio dell'interno e' veramente impressionante e suggestivo al tempo stesso, e su tutto spicca la presenza di un controsoffitto il legno di ciliegio americano formato da enormi elementi bombati la cui bellezza è pari alla capacita' acustica che essi hanno di propagare il suono senza alterazioni in ogni punto della sala: ad essi si contrappone in basso e nei "vigneti" disposti tutto intorno il rosso delle poltrone. La cura del particolare di questa sala ricorda quello degli interni degli yacht di lusso, spesso rivestiti completamente in legno. Gli accorgimenti tecnologici per avere nella sala solamente il suono proveniente dall'orchestra ve li lasciamo solamente immaginare. Basti pensare che la velocita' dell'aria condizionata proveniente da diffusori posti al di sotto delle poltrone non e' stata resa percepibile per non creare disturbi acustici.

Ma veniamo alla conferenza tenuta alle 11,30 di Domenica 22 Dicembre nella sala 2700, sul tema"architettura e musica", da Renzo Piano e Luciano Berio.

"La musica come l'architettura possiede una necessita' d'ordine perche' c'è in fondo una struttura molto spesso matematica o geometrica" sostiene Piano, che aggiunge: "Il mestiere d'architetto e' un mestiere d'arte perche' racconta delle storie ed ha un valore semantico. E' pero' un mestiere fortemente ancorato alla scienza". Piano racconta che la sala 2700, dove ci troviamo durante la conferenza e' uno strumento musicale in se' perche' la sua forma e costituzione e' dettata dalla musica stessa. "Sono sempre partito dal piccolo, da un dettaglio. L'Auditorium di Roma nasce dall'immagine di un pianista che suona da solo, in uno spazio vuoto. Questa è per me la musica, la leggerezza. Ho pensato quale paesaggio questo pianista avrebbe sognato di avere intorno mentre suonava. E un po' alla volta l'ho popolato." E passa a citarne le caratteristiche: 2756 posti a sedere, piu' grande della filarmonica di Berlino, 18 metri di altezza, pari ad un edificio di sei piani; 70 metri di lunghezza. Benché la sala appaia assai piu' piccola di quello che sia in realta', i suoi numeri ci parlano del grande sforzo progettuale e costruttivo che e' stato fatto. "Questo edificio deve molto alla filarmonica di Berlino di Hans Scharoun" (un grande architetto tedesco n.d.r.), precisa Piano, sostenendo che nel processo creativo e' necessario partire dalle esperienze di opere precedenti dello stesso tipo che abbiano mostrato di poter funzionare meglio. Poi, parlando piu' in generale delle tre sale, sostiene che le grandi scocche visibili all'esterno - le tre grandi balene o scarabei come sono state definite dalla stampa - sono in realta' tre grandi liuti, cioe' sono esse stesse degli strumenti musicali il cui disegno è stato dettato dallo studio della musica. La loro volumetria esterna che tanto colpisce, e' concepita acusticamente e fatta apposta per riflettere i rumori di corso Francia. "Ma l'Auditorium - sostiene Piano - non è solo un grande liuto, è anche una grande fabbrica della musica. Contiene sale di prova, sale di registrazione, aule per l'insegnamento, archivi, uffici, biblioteche e musei. Ci sono tutte quelle cose che contribuiscono a dare una dimensione di ricerca e di produzione a questa Citta' della Musica. E infine, abbandonando la metafora, questo è anche un grande luogo pubblico di incontro."

Luciano Berio e' intervenuto conversando con Piano sul tema della conferenza e precisando le scelte effettuate dal punto di vista strumentale e musicale. A nome dell'Accademia di Santa Cecilia ha spiegato che "le sale dell'Auditorium saranno abitate da musiche e da pubblici diversamente motivati, che potranno sviluppare un dialogo, reale o virtuale, tra i loro ideali e le loro storie diverse: da Palestrina alla musica del nostro tempo, da Beethoven al Jazz. Ma quello di Renzo Piano - aggiunge - e' anche uno spazio della mente, uno spazio che vorremmo secolarizzare, ma che in effetti sembra contenere un nucleo intangibile e, forse, sacro… " il Parco della Musica, nella sua complessa totalita', "sara' impegnato in un vasto panorama di esperienze musicali non solo esecutive… che avranno sempre e comunque lo scopo di stimolare all'ascolto e all'approfondimento della conoscenza musicale in tutti i suoi aspetti."

Sicuramente non potra' essere che cosi' cosi', a giudicare dal successo che l'Auditorium sta avendo non solo presso i romani, ma anche, come abbiamo potuto notare, presso i turisti stranieri. Puo' darsi che quest'opera si appresti a diventare il primo grande monumento di Roma del terzo millennio, con la differenza che è vivo ed è appena nato.

FERRUCCIO PEDRI

 

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